La scorsa settimana ho concluso in due classi di una scuola primaria un progetto di educazione emotiva. Gli ultimi incontri di quest’anno erano dedicati alla paura: da qui al tema del bullismo il passo è breve.
Con i bambini delle prime classi tra i tanti aspetti dell’argomento, oltre a dare poche e chiare indicazioni sul “cosa fare” se si trovano vittime di un bullo (parlare con i genitori, con un insegnante o adulti di fiducia, non reagire con la violenza, …), dal mio punto di vista è fondamentale lavorare sulla prevenzione, portando l’attenzione sulle conseguenze dei gesti di prepotenza… e parlo di conseguenze psicologiche, quelle fisiche sono evidenti!
Così, volendo portare l’attenzione dei bambini sulla sofferenza che crea l’essere presi in giro o l’essere esclusi, stavo cercando un modo non discorsivo ma figurato per trasmettere il concetto… e ho trovato in rete un articolo relativo ad un’attività svolta in classe da una maestra inglese che mi ha illuminato e che ho preso a prestito (l’articolo da cui ho tratto spunto è questo).
Sono arrivata a scuola con due belle mele rosse: i bambini erano curiosi e mi hanno fatto un sacco di domande… ho spiegato che non avevo portato le mele per mangiarle ma per raccontare loro la storia di queste due mele. Le abbiamo guardate insieme, sembravano uguali.
A questo punto ho fatto notare loro che secondo me una delle due era più bruttina, la pelle non era così liscia e lucida; ho cominciato a dire a questa mela che era brutta, che non mi piaceva per niente, che era antipatica; i bambini si sono lasciati coinvolgere e hanno iniziato a dire “buh!!!” con il pollice verso, alcuni hanno ipotizzato che dentro fosse marcia, che ci fossero i vermetti!
È stato molto bello vedere che ogni classe reagisce nel suo modo personale: in una classe non tutti si sono fatti coinvolgere da questo “disprezzo di gruppo”, alcuni hanno difeso la povera mela, dicendo che per loro era la più bella e succosa, che avrebbero scelto proprio questa mela per giocare insieme.
Poi ho fatto vedere l’altra mela sottolineando che mi piaceva tanto e chiedendo ai bambini di farle un applauso: molti bambini hanno iniziato a dire cose belle su di lei e ad elogiarla.
Infine ho ripreso l’altra mela e riguardandole esternamente ho notato che messe insieme si faceva fatica distinguere le due mele.. sembravano davvero simili!. A questo punto le ho tagliate a metà dicendo ai bambini che ero curiosa di vedere cosa era successo dentro alle due mele, quella insultata e quella che aveva ricevuto tanti complimenti (dovete sapere che prima di andare a scuola avevo preso una delle due mele e l’avevo ripetutamente fatta cadere a terra in modo da creare delle ammaccature esterne!). Quella elogiata era molto bella dentro, mentre l’altra (quella che avevo fatto cadere a terra) era tumefatta e rovinata.
Ho aspettato che fossero loro a cogliere il senso di questo piccolo esperimento e non è stato necessario aspettare troppo per sentire commenti come questi: “Sembra che piange”, “La mela dei complimenti è felice”, “È triste perché nessuno la vuole”.
Il passo è stato breve da qui a parlare di quanto stia male un bambino quando viene trattato male ed offeso, di quanto sia a volte difficile immaginare queste conseguenze perché da fuori questa sofferenza non viene fatta vedere.
Questa esperienza è stata poi lo spunto per parlare dei piccoli gesti di prepotenza in classe, delle loro reazioni, di cosa si può fare per far sì che i bambini si sentano bene, proprio come la “mela felice”.