Come parlare di terrorismo ai bambini

È successo di nuovo, ancora una volta ci troviamo di fronte ad immagini terribili, il pensiero va a quelle vittime innocenti che si trovavano lì a Bruxelles e le cui vite sono state bruscamente interrotte, le emozioni stringono la gola, la rabbia è tanta e la sensazione di pericolo ed impotenza ci rendono difficile pensare ad un futuro così incerto.
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E i nostri bambini non sono immuni, vorremmo proteggerli ed evitare loro questa sensazione di incertezza, questa sensazione di pericolo difficile da gestire per noi e non rappresentabile per loro e che rischia di insinuare il loro l’idea di un mondo in cui è impossibile essere al sicuro.
E allora di fronte alle loro domande o al loro silenzio diventa importante in un’ottica di prevenzione parlare con loro, provare a dare loro delle spiegazioni con la nostra presenza di adulti per rispondere al loro bisogno di prevedibilità e di chiarezza di informazione: senza le nostre rassicurazioni il rischio è che si alimenti una visione di un mondo pericoloso e imprevedibile.
Vi propongo 5 suggerimenti tratti dall Linee guida dell’Associazione EMDR Italia di cui faccio parte, per orientare il nostro modo di affrontare con i bambini questo delicato tema.

1. Osservare
Nei momenti successivi a questi tragici eventi è importante prestare attenzione ai comportamenti dei bambini, notando eventuali variazioni negli atteggiamenti e nelle reazioni emotive: questi cambiamenti potrebbero essere la spia di paure e ansie che i bambini non riescono ad affrontare.

2. Domandare
Partendo da ciò che i bambini già sanno di questo tema soprattutto dai 6 anni in su (se non avete idea di cosa sappiano, semplicemente chiedetelo a loro), chiediamo che cosa desiderano capire e sapere, così evitiamo di dare troppe informazioni e ci concentriamo proprio sui loro bisogni.
Fare domande è molto importante per due motivi: oltre ad aumentare il loro livello di consapevolezza su ciò che provano e sentono, si sottolinea che è lecito avere dei dubbi ed è altrettanto possibile chiedere per avere chiarimenti, alimentando un circolo virtuoso di comunicazione genitori-figli.

3. Spiegare
Partiamo dal fare ordine rispetto a quello che già conoscono, che magari hanno sentito a scuola, da discorsi tra adulti, in modo da correggere eventuali concetti sbagliati: prendiamoci del tempo per decidere quali significati vogliamo trasmettere ricordandoci che i contenuti che trasmetteremo non devono allarmare o fomentare all’odio razziale.
Le spiegazioni inoltre devono essere vere e trasmesse in modo chiaro in base all’età del bambino e alle sue capacità di comprensione: semplicità e tranquillità sono le parole d’ordine, evitando invece ironia e toni scherzosi, dando spazio alle verifiche di ciò che hanno compreso, per ripercorrere insieme il discorso se qualcosa non è chiaro.
Soprattutto con i bambini della suola materna e primaria, è importante dare risalto agli interventi di soccorso e prevenzione: i bambini devono sapere che ci sono persone che stanno lavorando per aiutare chi sta soffrendo in questo momento.

4. Rassicurare
È normale che anche noi adulti proviamo paura, ma dobbiamo mantenere un atteggiamento calmo e tranquillo in quanto svolgiamo prima di tutto una funzione di mediatori emotivi: i bambini “leggono” gli eventi prima di tutto in base a come li leggiamo noi adulti, se siamo terrorizzati, lo saranno anche i nostri bambini,se riusciamo ad essere calmi, questa calma darà conforto e sicurezza ai nosti figli.
Rassicuriamoli quindi con parole semplici sulla nostra presenza, sul fatto che siamo al sicuro e che li proteggiamo.

5. Lasciare la porta aperta
Dialogate in un rapporto di fiducia in cui i bambini non si sentano giudicati nelle loro reazioni, nelle loro domande che potrebbero essere bizzarre, infondendo la certezza che ciò che ci portano è degno di importanza e di ascolto, mantenendo aperto il discorso: “ne possiamo ancora parlare…”
Contestualmente è importante mantenere la solita routine e quotidianità delle attività che rappresentano un riferimento fondamentale per ricostruire la normalità e i loro “posti sicuri” di appartenenza.
Impostare un dialogo che si basi su questi punti, aperto e sincero con l’obiettivo di togliere incertezza è sicuramente un fattore protettivo molto importante di fronte ad eventi destabilizzanti come questo, ma è la base per un dialogo costruttivo su qualsiasi problema che si potrà verificare durante la crescita.